Nuovi motori Suzuki contro le microplastiche

Il problema dell’inquinamento da microplastiche è sempre più tangibile e ormai raggiunge tutte le aree del pianeta. Una pandemia d’inquinamento che si combatte con pochissime armi.
Le microplastiche nascono dalla disgregazione di rifiuti in plastica che finiscono in mare e che si frantumano a causa delle onde. Questi microscopici frammenti di plastica finiscono per essere ingeriti dagli animali marini che fanno parte anche della catena alimentare dell’uomo oppure vengono ingerite direttamente.

Altre cause di inquinamento

Vi sono cause anche maggiori alla base della produzione di microplastiche. Il tasso di produzione di componenti in plastica continua ad aumentare ogni giorno. Gli scarti di produzione e il riciclo spesso non sono sufficientemente gestiti e una frazione di essere si trasforma in inquinante.
L’ingegnere Nikolaos Evangeliou e i suoi colleghi combinano una quantificazione globale delle microplastiche di origine “stradale” con simulazioni dei percorsi di trasporto atmosferici. Infatti i veicoli circolanti, vecchi e nuovi, producono microplastiche da differenti componenti, in particolare dall’usura degli pneumatici e dai freni.

Le emissioni di microplastiche per cause stradali rappresentano attualmente ben il 30% dell’inquinamento da microplastiche mondiale. Alcuni stati, soprattutto se più industrializzati, inquinano più di altri. Tra questi primeggiano gli Stati Uniti orientali, il Nord Europa e alcune aree del sud-est asiatico.

Una prima soluzione alle microplastiche

Recentemente il team Suzuki Motor Corporation ha ideato un dispositivo capace di rimuovere un’importante frazione di microplastiche dal mare.

Si chiama Micro-Plastic Collector ed è un dispositivo per motori fuoribordo che consente di catturare una buona quantità di microplastiche.
Il
sistema permette di raccogliere l’inquinante semplicemente utilizzando la propria barca. Infatti, il sistema di raffreddamento del motore aspira acqua di mare in modo continuo e la utilizza per raffreddare il motore ed evitare surriscaldamenti. Il sistema di filtraggio utilizza questa quantità d’acqua aspirata dal motore per filtrare le microplastiche.

Come funziona il sistema?

 Si tratta di un componente optional al motore, ma l’incremento degli ambientalisti e di persone sensibili al problema inquinamento ne favorirà sicuramente lo sviluppo.
L’idea è nata negli anni scorsi ma dal 2021 è già in commercio e nei prossimi anni diventerà un componente fisso su tutti i motori della casa madre.
Normalmente il motore fuoribordo aspira e rimette in mare migliaia di litri di acqua per raffreddare il gruppo termico del motore. Nonostante ci siano griglie di protezione che evitano l’aspirazione di rifiuti di superficie di dimensioni modeste, nulla evita l’ingresso di microplastiche. Ed è qui che entra in azione il dispositivo di filtraggio ideato.

Il sistema non interferisce con le prestazioni del motore, infatti è installato a valle del sistema di raffreddamento. Si tratta di un sistema di filtraggio passivo, che richiede pochissima manutenzione se non il regolare svuotamento del filtro di accumulo.
«Il dispositivo di filtraggio e raccolta seleziona la microplastica utilizzando proprio il sistema di ricircolo dell’acqua di raffreddamento e ributta in mare acqua più pulita rispetto a quella aspirata», spiegano da Suzuki Italia.

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Cosa comporta l’inquinamento da microplastiche

Gli autori di diversi studi scientifici hanno scoperto che particelle più grandi di microplastiche si depositano vicino alla fonte di produzione. Al contrario, le microplastiche di 2,5 micrometri e di dimensioni inferiori sono state trasportate molto più lontano a causa della loro leggerezza. Si stima infatt, che circa 52.000 tonnellate all’anno di microplastiche di piccole dimensioni finiscano negli oceani del mondo. Grazie al lavoro compiuto dalla Suzuki si potrebbe ridurre questa quantità e favorire il riciclo.

Considerando i numeri…

Circa il 14%, vale a dire circa 20.000 tonnellate all’anno, finisce su superfici remote coperte di neve e ghiaccio. Zone impervie in cui non si possono adottare strategie di disinquinamento o di raccolta.

Zone che fino a pochi decenni fa erano incontaminate, indenni, risparmiate dal potere distruttivo dell’uomo.
Gli autori osservano che ciò riguarda anche regioni particolarmente sensibili all’inquinamento, come l’Artico. Le particelle scure delle microplastiche vanno a ricoprire la brillante superficie nevosa, riducendo l’albedo, ovvero la quantità di luce solare riflessa dalla superficie terrestre.

Diminuendo la proprietà riflettente del ghiaccio, inizia ad assorbire il calore dei raggi solari favorendo lo scioglimento dei ghiacciai. Un problema che deve essere affrontato in brevissimo tempo, prima che il danno sia ingestibile.

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Altre conseguenze delle microplastiche

Un altro aspetto altrettanto inquietante deriva dal fatto che le microplastiche sono facilmente avvolte e colonizzate da comunità di batteri. Ne conseguono due effetti, il primo riguarda la formazione di colonie di batteri dannosi per l’uomo (esempio escherichia coli). Il secondo è che ciò crea un fil protettivo che riveste le microplastiche e che, come un cavallo di troia, camuffa questi rifiuti in qualcosa di appetibile per la fauna marina.

Attraverso esperimenti di laboratorio si è dimostrato che le ostriche, ma anche altri molluschi trovano molto appetibili le microplastiche coperte di biofilm batterico.

I risultati sono che le ostriche contenevano 10 volte più plastica se esposte alle microsfere rivestite di biofilm. I ricercatori hanno ipotizzato che, in questo modo, le microplastiche possono apparire alle ostriche più simili al cibo, favorendone l’ingestione.
Ovviamente la plastica non viene sintetizzata dall’apparato digestivo del mollusco, ne resta intrappolata e finisce poi in quello umano quando l’ostrica viene servita al tavolo di un lussuoso ristorante.

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L’obiettivo per il futuro

L’obiettivo per i prossimi anni è quello di ridurre drasticamente le percentuali di inquinanti, tra cui le microplastiche, che soffocano i mari del pianeta. Bisognerà quindi puntarfe sull’aumento di installazioni di dispositivi Micro-Plastic Collector. Il sogno è quello di rendere le barche e navi del futuro, non solo meno inquinanti ma anche utili per ripulire il pianeta. Vere e proprie navi “Salva-mari” che possano rivoluzionare il sistema dei trasporti e risanare gli errori ambientali fatti finora.
La raccolta delle microplastiche in mare rientra nel progetto di salvaguardia ambientale della società. Suzuki Clean Ocean comprende anche campagne ambientali per la pulizia di oceani, fiumi e laghi, nonché la riduzione degli imballaggi in plastica.

Aumentano in questi anni anche il numero di pescherecci che raccolgono i rifiuti che accidentalmente finiscono nelle loro reti durante le azioni di pesca. Rifiuti che una volta venivano rigettati in mare ma che oggi sono depositati nei punti di raccolta dei porti italiani.

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