L’innovazione tecnologica delle navi a doppia prua

Una delle innovazioni più strane a cui si è assistito negli ultimi anni è la forma della doppia prua su molte imbarcazioni. Si tratta di una rivoluzione tecnica, che riguarda sia il settore da diporto che da altura, che torce il naso agli amanti del classico e stupisce gli amatori.
L’innovazione consiste in una doppia prua sfalsata e giacente sullo stesso asse.

L’importanza del bulbo prodiero

Ci troviamo in un’epoca in cui la velocità e il risparmio rappresentano i cardini attorno ai quali ruota l’intero settore dei trasporti. Navi veloci permettono di trasportare in breve tempo il carico pagante composto da persone e/o merci. Ciò si traduce nella possibilità di effettuare più viaggi nello stesso arco temporale e quindi maggiori guadagni per la compagnia.
Un traghetto lento in 2 ore permette di raggiungere un’isola che un’imbarcazione veloce raggiungerebbe in meno di 40 minuti e quindi fare più viaggi.
Una nave che ha bassa resistenza idrodinamica è una nave che risparmia molto carburante, migliori guadagni per la compagnia e maggiore autonomia.

L’utilizzo del bulbo riduce la resistenza idrodinamica che la nave incontra quando solca il mare.
A causa del moto di avanzo si genera a prua un’onda che aumenta la resistenza dello scafo.
L’utilizzo del bulbo permette di generare una depressione a prua che riduce la formazione ondosa e di aumentare la velocità, con un risparmio di carburante anche del 3%.
Inizialmente il bulbo veniva realizzato su poche tipologie di navi ma negli ultimi decenni si è registrato un boom di costruzioni. Installazioni che hanno interessato quasi la totalità delle navi commerciali e alcune tipologie di navi passeggeri.
Si tratta di navi dislocanti, ovvero navi caratterizzate dalla movimentazione di una grossa quantità d’acqua durante il moto e quindi indice di elevata resistenza.
E’ il caso delle bulk carrier, petroliere, portacontainer ma anche navi da crociera e militari.

L’applicazione della doppia prua sulla Revolutio 39

Si tratta di un cruiser in vetroresina di circa 13 metri, ideato dal progettista Maurizio Marzocca. Progettista presso il cantiere navale Ceccarelli, un cantiere all’avanguardia che ha sempre stupito e innovato il settore navale.
Il nome dell’imbarcazione sembra ricordare un errore di trascrizione della parola inglese “Revolution”, in realtà il costruttore si è ispirato al termine latino che indica il “cambiamento”.
Il nome mantiene le aspettative, si tratta infatti di un’imbarcazione che ha sbalordito e sorpreso gli amanti del settore, con una punta di scetticismo e innovazione che caratterizzano le opere Ceccarelli.


L’azienda per prima ha installato la doppia prua al mezzo nel 2017. Un’idea che verrà ripresa in questi anni da altri modelli e navi anche di dimensioni maggiori.
La prua inferiore permette di ridurre l’attrito e la resistenza al moto quando l’unità viaggia a basse velocità e che fuoriesce dall’acqua in assetto planante.
Funge da bulbo in assetto dislocante e diviene una normale prua in planata.
Una doppia prua che permette di avere un mezzo dalle elevate prestazioni sia in alta che in bassa velocità. Una versatilità finora solo immaginata su altre navi.

doppia prua
Revolutio 39 (Fonte sito Ufficiale Ceccarelli)

La doppia prua in ambito militare

Varata il 19/06/2019 nello stabilimento Fincantieri di Muggiano, la nuova unità della Marina Militare ha riprodotto lo stupore e l’innovazione mostrando al mondo la doppia prua su una nave militare.
Si tratta del primo Pattugliatore polivalente d’altura costruito per la Marina Militare Italiana. Un mezzo che riscuote un enorme successo per le molteplici funzioni e ruoli che può svolgere.

Infatti il pattugliatore multiruolo permette di essere flessibile a scenari di pattugliamento, soccorso in mare e, in casi estremi, assumere un’eccellente assetto di guerra.

Con una lunghezza di 132,5 metri fuoritutto, un equipaggio di 171 persone altamente addestrate e la possibilità di manovrare qualsiasi dispositivo anche da remoto, la nave rappresenta il fiore all’occhiello della tecnologia militare italiana.
Dotata di una coppia di alimentazione con impianto combinato diesel e turbina a gas (sistema Codag) la nave può raggiungere la velocità di 33 nodi senza alcuna difficoltà.

Madrina del varo alla presenza del ministro della Difesa Elisabetta Trenta, del capo di Stato maggiore della Marina Valter Girardelli e dell’amministratore delegato di Fincantieri Giuseppe Bono, è Irene Imperiali, nipote dell’ammiraglio Thaon di Revel a cui è dedicato il pattugliatore.

Si tratta di uno dei sette pattugliatori d’altura che nei prossimi 5 anni andranno a rinforzare la Marina Militare Italiana. Frutto di un’innovazione tecnologica che è il fiore all’occhiello del nostro Paese.

L’utilizzo della doppia prua rispetto al classico bulbo prodiero comporta qualche difficoltà nella gestione degli spazi. Negli scafi militari classici, infatti, all’interno del bulbo trovava alloggio il sistema Sonar. Un sistema che permette di individuare altre unità e permette di eseguire un’accurata analisi della morfologia del fondale.
Si tratta di un sistema che veniva installato all’interno del bulbo perché attraverso un involucro isolante, detto Sonar Dome, permetteva di schermare eventuali disturbi esterni.
Applicazione che oggi non è possibile eseguire nel caso della doppia prua a causa delle ridotte dimensioni dei volumi interni prodieri.

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I prossimi modelli navali

L’utilizzo di vasche navali per l’analisi sperimentale e numerica di modelli che riproducono in scala i prototipi al vero, permette di definire i limiti della geometria classica delle carene e le zone sulle quali intervenire per un’ottimizzazione idrodinamica.
Si tratta di studi innovativi, svolti con apparecchiatura che permettono di definire l’interazione idrodinamica tra nave e fluido, svolti ad esempio nella vasca dell’Università Federico II di Napoli.
Non c’è da stupirsi se talvolta capita che le classiche forme dello scafo vengano stravolte per assumere nuove designazioni che sembrano strane e fantascientifiche.


Se si paragonano i vecchi vascelli spagnoli con prua dritta e poppa tondeggiante, con gli scafi AC75 si resta estasiati. Sembra scontato pensare che in futuro assisteremo alla nascita di imbarcazioni che forse avranno un interazione minima con l’acqua e forme sempre più complesse.
La nave è l’unico mezzo che interagisce con due fluidi contemporaneamente, acqua e aria, di cui uno (l’acqua) 1000 volte più denso dell’altro. Non c’è da stupirsi se l’innovazione navale si sposta verso navi che si muoveranno di più in aria e sempre meno in acqua.

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